Si è da poco conclusa l’asta per la vendita dei vini appartenenti a Giorgio Locatelli e alla sua storica Locanda, ma adesso a quanto pare è giunto il momento di fare i conti: quanto ha guadagnato davvero lo chef?
Volano via, come ricordi preziosi imbottigliati nel tempo, le etichette che hanno fatto la storia di uno dei ristoranti italiani più amati di Londra. Non è un semplice cambio di cantina, ma un evento che parla di storie, di gusto e di passaggi importanti.
Giorgio Locatelli, chef stellato e volto noto della cucina italiana all’estero, ha deciso di mettere all’asta l’intera collezione di vini della sua storica Locanda Locatelli. E già questa notizia, da sola, ha il sapore di qualcosa di unico, che mescola malinconia, prestigio e una buona dose di fascino per chi ama il vino e tutto ciò che gli gira intorno.
Per chi conosce il mondo dell’enogastronomia, non è un dettaglio da poco: una cantina è l’anima silenziosa di un ristorante. È lì che si custodiscono le bottiglie più preziose, si affinano scelte, si costruisce l’identità del locale. E quella della Locanda Locatelli è stata per oltre 20 anni il cuore pulsante di uno dei ristoranti italiani più iconici di Londra.
Ora che Locatelli ha scelto di chiudere le porte di quella cucina per dedicarsi a un nuovo progetto all’interno della National Gallery, anche le sue bottiglie prendono un’altra strada. Ma non lo fanno in sordina: finiscono sotto i riflettori dell’asta organizzata dalla celebre casa Bonhams, una delle più prestigiose al mondo.
In totale sono 404 lotti, che comprendono bottiglie singole, casse originali e verticali di alcune tra le etichette più ricercate sul mercato. Si va da pezzi da collezione, come i Barolo Monfortino Riserva 1997 di Giacomo Conterno stimati fino a oltre 6.000 euro, a proposte più accessibili con prezzi base intorno ai 100 euro.
Non è difficile immaginare quante serate, quante celebrazioni e quante esperienze culinarie abbiano ruotato intorno a quei vini. Il valore non è solo economico, ma affettivo e simbolico. Ogni bottiglia venduta all’asta rappresenta un frammento di un percorso che ha segnato un’epoca della ristorazione italiana all’estero.
È come se si chiudesse un sipario, ma con l’eleganza e il rispetto che si deve ai grandi finali. L’asta non è solo un modo per liberare spazio o archiviare un passato: è anche un modo per condividere, per dare nuova vita a una collezione che altrimenti sarebbe rimasta chiusa tra le mura di un locale ormai in dismissione.
Chi acquisterà una di quelle bottiglie non porterà a casa solo un grande vino, ma anche un frammento di storia, un pezzo della passione di Giorgio Locatelli e del suo sogno londinese.
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